Economia

Imprese, difficoltà
per cave e costruzioni
Pavesi: “Uno sterminio”

Settore costruzioni e legno ancora in grande sofferenza. A fare un quadro generale Cesare Pavesi della Fillea Cgil. “E’ uno sterminio. Ogni giorno firmiamo casse integrazioni in tutti i settori: falegnami, marmo, edilizia, imprese di collanti. E’ un tracollo, se si pensa anche al numero di imprese che hanno chiuso o chiuderanno nel breve”. Tra queste la PreCast di Castel Gabbiano, impresa che un tempo sfiorava i 40 dipendenti, e che ora ne ha ancora in forza una decina, in cassa integrazione fino al 23 febbraio. Poi per loro il licenziamento. “Il problema è che chi dismette l’azienda, come ad esempio la PreCast non riesce neppure a vendere il capannone o le aree dove sorgeva l’impresa”.

Ancora in alto mare la vicenda della Cava Alberti, sulla quale le parti sindacali mantengono il massimo riservo. Si sa solo che il 14 febbraio è il giorno fissato dal giudice a fine dicembre per presentare il piano di ristrutturazione, a fronte dell’istanza mossa dai cretitori nei confronti dell’azienda. Per il resto i sindacati hanno incontrato i lavoratori, e gli ex lavoratori che sono ancora in attesa degli arretrati o dei Tfr.

A rivelare che il settore delle cave e costruzioni sono quelli più colpiti dalla crisi in provincia di Cremona sono i dati relativi a a natalità e mortalità delle imprese.

I dati evidenziano per la provincia di Cremona, un calo nello stock di quelle attive pari allo 0,9% rispetto all’ultimo trimestre del 2011, un dato peggiore della media lombarda (0,5), ma migliore di altre province quali Sondrio (-2,5%), Lodi (-2), Mantova (-1,2). I territori che stanno reagendo meglio alla crisi sono quelli di Monza-Brianza e Milano, con un saldo tra imprese che nascono e che cessano pari a zero.

In sintonia con il quadro regionale, il settore più sofferente anche Cremona è quello delle cave (-11,8%) raffrontando i due ultimi trimestri; seguito da costruzioni (-4,4%) e dalle imprese del sistema agricolo (-2,5%). Il commercio, nonostante i continui gridi di allarme determinati dalla maggiore visibilità della crisi, dovuti ad esempio alle serrande abbassate, mostra di reggere, con un lieve incremento (0,5%) nel saldo tra imprese nate e cessate. Segno decisamente positivo invece per i settori delle forniture energetiche (che crescono dell’ 1,2%), dei servizi di informazione e comunicazione (+1,3%), dell’istruzione (5,9%), le attività artistiche e di intrattenimento (9,5%).

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