Vicenda don Inzoli, tutta Crema
ne parla. Tam tam mediatico
su facebook e online

Motivi gravissimi. Questo è scritto nella norma applicata dal Vaticano che di fatto ha dimesso monsignor Mauro Inzoli dallo stato clericale. In pratica, fatta salva la possibilità di ricorrere entro 60 giorni contro la decisione, don Mauro Inzoli, ex parroco di Santa Trinità e presidente del Banco Alimentare, uomo forte di Comunione e Liberazione, non è più prete. La notizia è rimbalzata da un sito all’altro, da un blog all’altro, condivisa e commentata sui social network, e ripresa dalla stampa nazionale.
Ad approfondire quali sono le accuse secondo il Diritto Canonico, è stata Insider Vatican, sezione de La Stampa di Torino dedicata alla Chiesa. Scrive La Stampa: “Ma la citazione della norma del canone 1720 del Codice di Diritto Canonico lascia poco spazio all’immaginazione. I «delicta graviora» di competenza della Congregazione per la dottrina della fede, oltre alla profanazione dell’eucaristia e l’attentato al Pontefice, riguardano gli abusi sui minori, l’assoluzione del complice in confessionale, l’induzione ad atti turpi in confessionale”.
Le ipotesi in città si rincorrono e la curiosità di conoscere le motivazioni per cui è stato preso il provvedimento è tanta. Nel frattempo i commenti non mancano sia su facebook che sul nostro quotidiano. A partire dal presidente del consiglio comunale Matteo Piloni che accusa la stampa: «Quanto appreso dalla stampa su Don Mauro Inzoli è davvero sconcertante. Come è sconcertante il silenzio mediatico che ha avvolto l’intera vicenda e che solo ora viene rotto con le decisione di dimissioni dallo stato clericale. Una vicenda figlia di quel sistema lombardo che per troppi anni ha mescolato interessi e cattivi costumi».
Agostino Alloni definisce la notizia “pesante”, mentre Piergiuseppe Bettenzoli non si risparmia e usa parole dure, concludendo con «la Congregazione per la Dottrina della Fede, che al termine di un procedimento canonico ha deciso la dimissione allo stato laicale di don Mauro, ha assunto una decisione così grave perchè, evidentemente, siamo in presenza di comportamenti gravi. Dico tranquillamente che questo fatto non mi amareggia»
Commenti scatenati anche su www.Cremaoggi.it che ha fatto segnare il record di accessi in un’unica giornata.
«In questa vicenda ci sono alcune certezze. La prima è che la Chiesa ha tenuto nascosta fino ad ora la grave colpa di cui è accusato don Mauro, sarà stato per garantire il suo diritto a essere considerato innocente fino a che non è stata emessa una sentenza? La seconda è che il giornalismo nostrano non ha pubblicato nulla fino ad oggi non approfondendo le voci che si rincorrevano da tempo, rispetto o omertà?. La terza è che, come scrive aloch, il decreto di dimissione è stato fatto in base a un canone che prevede 5 delitti, tre dei quali sono anche reati per il codice penale della repubbilca italiana», scrive Filippo.
«Era ora che succedesse qualcosa contro quel l’uomo. Se sei un prete lo hai scelto tu hai deciso tu di accettare certe regole certi doveri. Di certo non quelli di cui sei stato accusato. Sei una persona falsa e subdola. Una volta ogni tanto il clero ha fatto bene. Dovrebbe scomunicare tutte le mele marce che ci sono al suo interno», fa eco Carmine Daverio. e c’è anche chi si chiede: «Ma perché aspettare 20 anni a scaricarlo?» oppure chi punta il dito contro tutti i fedeli di don Mauro Inzoli, come Lollo: «Prima tutti a venerarlo ora tutti a scaricarlo».
Un tam tam mediatico che non è di certo destinato a finire. E una grande attesa per conoscere i veri motivi che hanno portato la Santa Sede a prendere questa decisione.
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