Moschea, Coti Zelati:
“Nessuno venga
umiliato o offeso”
L’integrazione è il processo che porta una società a rinnovarsi e rafforzarsi. La via che porta all’integrazione passa, innanzitutto, dal riconoscimento fattivo dei diritti. Nessuno di noi può concedere ad una persona alcun diritto perché questi sono impastati con la sua stessa umanità. Nostro é il compito di riconoscerli e creare le condizioni per cui accadano: non farlo significa non riconoscere l’umanità nell’altra persona e, in definitiva, negare anche la nostra. I percorsi di integrazione partono quindi innanzitutto da noi. Smettere di pensare che la comunità islamica sia il ricettacolo di persone inadatte ad una civile convivenza o, peggio, di orribili terroristi é il primo passo da compiere. Chiedere, preventivamente, alla comunità islamica (o a qualunque altro gruppo religioso) di adeguarsi alla civile convivenza, o di rinunciare a pratiche violente ed illegali svela solamente l’ignoranza e il carico di preconcetti di chi pone una domanda inutile e fuori luogo: il percorso esattamente inverso a quello dell’integrazione. Lungo l’arco della mia storia personale di credente mai nessuno mi ha mai chiesto se avessi intenzione di commettere reati perché cristiano: sarebbe stato offensivo. Se fossi appartenuto ad un culto “di minoranza” e la domanda fosse stata posta dall’autorità civile sarebbe stato anche umiliante. Io non voglio che nessuno venga offeso e umiliato.
Emanuele Coti Zelati
Consigliere Comunale di Sinistra Ecologià Libertà