Cronaca

Edile e legno, è crisi nera:
si lavora solo
con la partita Iva

Agosto è arrivato, le aziende chiudono, ma poi dopo la pausa ferie, in molti casi ormai forzata, cosa succederà? E’ questa la preoccupazione delle parti sindacali sempre più alle prese con la disperazione dei lavoratori, molti senza stipendio da mesi, altri senza occupazione da tempo. E anche la riapertura dopo le ferie per molti settori si prevede nera. A partire da quello edile fino a quello del legno e di tutto l’indotto che gira intorno all’edilizia.

LA PARTITA IVA, ULTIMA FRONTIERA PER TROVARE LAVORO

A illustrare la pesante situazione è Cesare Pavesi della Fillea Cgil, sempre più preoccupato per il futuro del settore nel nostro territorio. «Il settore dell’edilizia e quello del legno sono sempre più in recessione. Nell’ultima settimana sono venuti parecchi lavoratori delle falegnamerie a chiedere un supporto per via della situazione in cui versano le aziende dove lavorano: si sento dire: “Comincia a cercare un altro lavoro”, oppure “Sei l’ultimo arrivato quindi nel caso serva partiremo dagli ultimi”, e così via. Dopo le ferie – sottolinea – sarà un disastro», spiega Pavesi  che dice di trovarsi di fronte ad un boom di operai che chiedono spiegazioni per l’apertura di partite Iva. «Se una persona è in cerca di lavoro la risposta che riceve è sempre la stessa: “diventa artigiano e ti faccio lavorare”. Questa è l’ultima frontiere per chi vuole un’occupazione che di media dura qualche mese, il tempo di finire il cantiere o il lavoro iniziato e poi basta, si parte alla ricerca di un’altra offerta, sempre come artigiano».

L’ARESPAN DI AGNADELLO

Sul fronte di una delle aziende cremasche che ha maggiormente sofferto la crisi e che ora è praticamente chiusa, arriva una notizia che, come spiega Pavesi, da un certo punto di vista si può dire buona: nelle scorse settimane è stato firmato un accordo per aprire, dopo la cassa integrazione straordinaria che scadrà il prossimo 16 dicembre, la mobilità per tutti i dipendenti. «E’ buono, – spiega – perché saranno coperti da un altro ammortizzatore sociale, ma per l’azienda significa sborsare circa un milione e 100mila euro che le banche dovrebbero, secondo gli accordi, anticipare. La cifra servirà per i tfr, il fondo pensione e gli arretrati di alcune maestranze. In pratica hanno sacrificato Agnadello per salvare Monbercelli». E a questo punto l’area dove sorge la ditta, che secondo Pavesi, vale circa 5milioni di euro sarà pronta per un piano molto probabilmente residenziale e commerciale.

Unica nota stonata dell’incontro riguarda la riqualificazione dei dipendenti. Secondo gli accordi, confermati anche dall’assessore al Lavoro della Provincia di Cremona, Paola Orini, alcune lavoratrici dell’Arespan e anche della ex Faip dovrebbero iniziare un corso per poi essere inserite nelle Rsa, ma il problema è che mancano i fondi. «In pratica il fondo per questi corsi doveva essere versato dall’Arespan che però non lo ha ancora fatto, quindi credo che per il momento resteranno in stand-by».

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