Politica

“Classe dirigente inadeguata
a questo territorio”
Magnoli (Pd) tra autocritica
e duri affondi al centrodestra

“La politica può fare molto, qui come altrove, può cercare e cerca di riformarsi.  E credo lo si stia facendo. Credo che l’esempio di Stefania (Bonaldi, ndr) a Crema, con le 100 idee che sta mettendo in campo e con il nuovo fermento che sta originando, sia un bell’esempio, purtroppo non sufficiente, di quello che vogliamo fare”. A sostenerlo è il segretario provinciale del Pd, Titta Magnoli nella sua relazione.

Per il resto Magnoli, senza far sconti anche al suo partito, attacca una “classe dirigente inadeguata ad affrontare la sfida” che attende la nostra città e la nostra provincia.

Questi i principali spunti della relazione tenuta nel corso dell’assemblea provinciale del Pd cominciata alle 21 al teatro Monteverdi. All’ordine del giorno, la situazione politica nazionale e regionale: temi dai quali Magnoli è partito per approdare al contesto locale.
“Cremona – così il segretario ha introdotto il ‘capitolo’ dedicato al territorio – da qualche tempo ha perso ogni capacità di rinnovamento, è ferma ed avvitata sul confronto con il suo passato e l’incapacità di immaginare il suo futuro”.
“Stasera non dirò che Perri e la sua giunta sono inadeguati – ha aggiunto provocatoriamente -, che Salini ha una concezione privatistica della democrazia, che Lgh vaga senza meta, che Pasquali è ancora presidente nonostante le promesse, che manca ogni confronto vero fra amministrazioni e forze sociali, che il problema dello sviluppo di Cremona non sono tre passaggi a livello, che temo molto che accada qui quello che è accaduto a Parma. Vorrei fare un discorso più approfondito, e meno gradevole. E parto da una domanda: Cremona e il suo territorio hanno una classe dirigente in grado di salvarla? E guardate che non ho detto semplicemente: “Noi siamo una classe dirigente in grado di salvare il territorio”? Non è un tema del Pd, è un tema generale”.

CLASSE DIRIGENTE INADEGUATA – Ecco allora la prima stoccata: “Io penso che la classe dirigente del territorio oggi sia inadeguata ad affrontare la sfida. E lo dico senza pietismo e finzioni. Sarebbe comodo autoassolversi. Ma credo che il territorio vada, in tutte le sue articolazioni sociali, messo sotto accusa. Un’accusa critica e costruttiva. Noi siamo stati i primi a soffrire per le nostre debolezze e ne abbiamo pagato le conseguenze con quel grande strumento che è la democrazia”.
Sdoganata l’autocritica, il segretario è entrato nel merito: “Dopo il fallimento del Patto per lo Sviluppo, fallimento non dovuto all’idea in sé ma al voltafaccia di tutti gli attori che l’avevano firmato e che improvvisamente non se la sono sentita di difenderlo, siamo precipitati nel nulla. Io credo che la nostra classe dirigente non sia adeguata, non tanto nelle singole intelligenze, ma per l’incapacità di orgoglio e di reazione”.

LA POLITICA – E se “la politica può fare molto, può cercare e cerca di riformarsi”, c’è al tempo stesso la “consapevolezza che siamo solo un pezzo del puzzle, sempre meno rappresentativo della società”. E’ allora necessario, ha incalzato, un “risveglio generale”, è necessario “che le associazioni di categoria si attivino, che i sindacati riallaccino molti di quei nodi che si stanno rompendo con i lavoratori, che le amministrazioni facciano il sacrosanto sforzo di cacciar fuori mezza idea, che i professionisti diventino attori sociali, che il volontariato esca dalla sua silente conflittualità, che gli stranieri vivano insieme a noi, che i commercianti, nonostante le difficoltà, ogni tanto sorridano”. E’ necessario, ha aggiunto, “persino che la Chiesa esca da questo suo ‘vivere nascosto’”.
Il “risveglio” di Cremona, però non passa solo dalle parole: “i piani, le proposte, i documenti non servono a nulla se non sono seguiti da azioni”. Un esempio? Il segretario del Pd ha citato Tencara, “che riteniamo strategica”. “Si vuole fare o no? – ha domandato – Lo si dica una volta per tutte. Così come altre idee che sono sul tavolo da tempo. Decidiamo, agiamo. Sciogliamo dei nodi, se no rimarremo legati per sempre!”.
“Se l’Italia è bloccata – ha affondato la lama -, Cremona e la nostra provincia sono ancora più bloccate in vecchie logiche. Se l’Italia è un paese bolso e appesantito, Cremona gioca a pallanuoto con il cappotto e la sciarpa”.
Cremona, ha incalzato, “Non ha più la dignità di territorio indipendente e autonomo e non ha il minimo sindacale (ferrovie, viabilità, orari) per essere un decoroso e crepuscolare satellite di Milano. Sta perdendo buona parte delle sue aziende ma non ha neppure la freschezza ambientale di un luogo agreste, dove ritirarsi. Tengono ancora i servizi sociali, ma per quanto? E’ un territorio che non ha lavoro e non ti consente di andare a cercarlo altrove restando cremonese. Guardate che questo è un dramma vero, le ali sono troppo lontane dalle radici. Lasciatevelo dire da uno che ha deciso di abitare in un’altra città”.

MENO CONVEGNI – Di qui, ha concluso Magnoli, la necessità di “ridiscutere queste cose”, di “convincere alla politica, che non vuol dire ai partiti, le forze più vitali della comunità”. Con uno slogan: “Un convegno in meno e una discussione in più”. “Oggi non governiamo e possiamo essere solo un pungolo – ha chiosato -. Questo pungolo lo saremo fino in fondo, in modo ostinato e fastidioso, nell’attesa di tornare a governare. Con qualche responsabilità in più e con qualche alibi in meno”.

 

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