“In Adventu Domini”, concerto
nella Chiesa di San Bernardino
per i restauri della Cattedrale
Si intitola “In Adventu Domini” il concerto promosso in collaborazione col Centro Culturale Diocesano “G. Lucchi” per domenica 18 dicembre (ore 21) alla Chiesa di San Bernardino. L’obiettivo, raccogliere fondi per i restauri della Cattedrale. Si esibiscono Coro e Orchestra del Collegium Vocale di Crema
Solisti: Lucrezia Drei, Roberto Quintarelli, Angelo Arpini, Nicolò Bartoli
Coro e Orchestra del Collegium Vocale di Crema
Direttore Giampiero Innocente
MOZART
Vesperae de confessore K339
Davanti a noi si ergono tre opere di ampio respiro, tre generi musicali sacri – i vespri, la messa e il mottetto-, tre momenti di grande ispirazione nella vita di un compositore tanto amato come Mozart, capace di trasfondere in chi lo ascolta emozioni sempre vive: il linguaggio semplice di Mozart è vicino a quei “pueri” di cui si parla nei Vespri K339, il suo stile giocoso sa interpretare meravigliosamente anche i testi più austeri della liturgia, la sua musica è argento puro che brilla in ogni nota.
Vesperae solemnes de confessore K 339
Mozart scrisse questo autentico capolavoro all’età di 24 anni, nel 1780, ultimo lavoro per la corte dell’arcivescovo Colloredo prima del suo trasferimento a Vienna. Il titolo “de confessore” dell’opera in questione fu attributo solo in seguito, in quanto probabilmente composti per il patrono di Salisburgo, San Ruperto. Il primo salmo, Dixit Dominus, è strutturato su un fraseggio imponente per l’orchestra e il coro, con una complessità esecutiva e molteplici stili contrapposti: questo brano è un vero e proprio banco di prova per la tenuta sonora e ritmica degli esecutori. La sezione centrale del Confitebor, il secondo salmo, è come una scena d’opera, affidata interamente al fraseggio dei solisti. Il Beatus Vir e il Magnificat i rappresentano momenti solenni di proclamazione del testo con contrappunti scritti con tutto il rigore armonico imparato anni prima alla scuola di Padre Martini a Bologna.
Il Laudate pueri (unico salmo eseguito interamente dal coro), è un perfetto esempio dello studio compiuto all’Accademia bolognese, reso ancor più austero dall’armonia in re minore: sembra che la tonalità, il genere contrappuntistico e la solennità siano in contrasto con i giocosi “pueri” di cui si parla nel salmo stesso, creando quasi una inquietudine in chi ascolta. Il Laudate Dominum è uno dei momenti più famosi di questi Vespri, un’aria affidata al soprano spesso eseguita in concerto anche da sola. Questo salmo, dal testo molto breve ma dalla tensione musicale ampia, rappresenta uno dei vertici del lirismo mozartiano, e, proprio perché tale, profondamente sacro nella sua essenza.
Kyrie K 341
Non sappiamo in quale occasione Mozart compose il Kyrie in re minore K. 341, ma la sua ampia struttura e la ricca strumentazione fa pensare che il compositore avesse in mente una grande Messa rimasta incompiuta. In mancanza di notizie certe e considerando proprio le caratteristiche strumentali e l’architettura formale, possiamo ipotizzare che questo Kyrie sia stato composto tra la fine del 1780 e l’inizio del 1781 durante il soggiorno a Monaco: il compositore voleva dunque mostrare al pubblico tedesco anche la sua abilità nel campo della musica sacra e il Kyrie K. 341 raggiunge in pieno il suo obiettivo. La scrittura sinfonica rinuncia a qualsiasi rigore ecclesiastico, la polifonia classica lascia spazio ad una solenne scrittura accordale e la tonalità di re minore pone un sigillo che avvicina la composizione al Requiem. Coro e orchestra sono due entità ben distinte, l’uno con un andamento omofonico che lo rende rigoroso e robusto, l’altra con una scrittura ricca e piena di sfumature cromatiche, il tema, affidato ai violini, ha un carattere assai malinconico. Pur essendo rimasta una pagina isolata, il Kyrie K. 341 ha sempre affascinato il pubblico e gli studiosi. II tono grave e solenne, le sonorità da una emozione artistica, danno a quest’opera un posto eminente nella produzione liturgica del Maestro.
Exsultate, jubilate K 165
Quest’aria per soprano e orchestra fu scritta da Mozart a Milano nel gennaio del 1773 per il castrato Venanzio Rauzzini. Il mottetto, composto da un Allegro, un Andante e un Allegro si lascia ammirare per la varietà dell’accompagnamento strumentale e per l’eleganza dell’invenzione vocale, quest’ultima adatta ad un tipo di canto proiettato spesso nella tessitura alta, perfettamente adattabile alla voce di Rauzzini che aveva già dato prova di sé quando aveva interpretato il ruolo principale dell’opera Lucio Siila, rappresentata sempre a Milano nel 1772. Il primo movimento (Exsultate, jubilate) è un’aria in due strofe, di cui ciascuna è costituita da due soggetti distinti. Dopo il recitativo si inserisce l’andante (Tu virginum corona) dal delicato fraseggio e su accompagnamento dei violini con la viola. Nell'”Alleluja” finale il canto si amalgama con le armonie dei violini, salvo ad uscire allo scoperto in due brevi cadenze. Secondo alcuni studiosi mozartiani questo mottetto per soprano e orchestra avrebbe in sintesi la forma di una breve sinfonia, simile a quelle che in quel periodo Mozart elaborò dopo il suo ritorno a Salisburgo dal viaggio in Italia, arricchito dal belcantismo italiano, tanto apprezzato nella Vienna settecentesca.
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